Vanessa Olivo
Si è svolta giovedì 16 ottobre al Ristorante da Flavio e Fabrizio a Mirano (VE) una degustazione guidata dedicata al metodo classico con particolare rilievo alle zone produttive che più lo rappresentano in Italia. La serata è stata condotta da una carismatica e coinvolgente Annalisa Barison, presidente dell’AIS Emilia, che ha saputo trasmettere ai presenti l’entusiasmo per uno dei vini che più dimostrano un crescente apprezzamento nel mercato degli ultimi anni.
In apertura, Annalisa ha voluto regalare una citazione per descrivere l’anima degli spumanti metodo classico: “piccole scintillanti bollicine si formano come per incanto e lente ma continue ed instancabili salgono in superficie mentre danzando disegnano nitidi e vigorosi boccioli di rosa.”
Pur avendo la stessa metodologia di produzione dello Champagne, il metodo classico italiano ha una sua forte personalità e una sua storia. Il primo in Italia a fare dei tentativi per produrre uno spumante con metodo classico fu Carlo Gancia, in Piemonte, quando provò ad elaborare lo spumante d’Asti con rifermentazione in bottiglia. L’esperimento non riuscì pienamente in quanto occorrevano tempi molto lunghi a discapito della carica aromatica del moscato.
Nel 1868, a Conegliano (TV), Antonio Carpenè Senior inizia a produrre vini spumanti applicando il metodo della rifermentazione in bottiglia, anche se negli anni verrà abbandonato a favore di una tendenza maggiore verso il metodo charmat. Nel 1870, nella zona dell’Oltrepò Pavese, Domenico Mazza inizia la produzione di metodo classico. Nel 1902 a Trento, Giulio Ferrari, dopo aver vissuto per un po’ a Reims dove per tradizione si usano alcune varietà specifiche di uve, produce uno spumante metodo classivo con uve chardonnay e pinot nero. L’ultimo territorio, il più noto ad oggi per la prodizione di metodo classico, è la Franciacorta che inizia nel 1961 per mano della famiglia Guido Berlucchi. Questi sono i territori che oggi hanno ricevuto l’eccellenza, con tre DOCG (Franciacorta, Oltrepò Pavese e Alta Langa) e due DOC (Trento e Alto Adige).
IN DEGUSTAZIONE: