Marco Nostran
La degustazione di AIS Padova, al rientro dalla pausa estiva, è sempre da non perdere. Bene hanno fatto i colleghi e gli appassionati accorsi numerosi all’evento di giovedì 19 settembre presso il BWP Galileo di Padova. Già, perché il “piatto” preparato era per palati ardenti di novità, ovvero, un bouquet di sensorialità profuse da un unico vino: la Lacrima di Morro d’Alba.
Le uve della lacrima sono prodotte da un vitigno “autoctono”, come precisato da Perrella Guido, rappresentante dei Produttori Lacrima di Morro, distribuito su una piccola porzione di territorio collinare, di circa 300 ha, alle spalle della città di Senigallia (Marche). Ampelograficamente, l’uva lacrima discende dall’aleatico per incrocio spontaneo con la nera rada. Germoglia presto e matura tardi. Il biotipo si riparte tra una lacrima comune, a grappolo compatto e una lacrima gentile, a grappolo leggermente spargolo. Gli acini sono di colore blu carico, con buccia spessa che, a maturazione, si spaccano lasciando lacrimare i grappoli: da qui l’origine del nome. Il sistema di allevamento è il guyot. Le viti sono coltivate su terreni a base calcarea con sovrapposizioni di argilla e sabbia. La zona gode di una buona ventilazione mattutina e serale che permette di eliminare i ristagni umidi dalle uve assicurando la salute del vigneto. L’umidità, infatti, è sempre stata un problema per i viticoltori locali che per lungo tempo preferirono dedicarsi alla coltivazione del verdicchio, esente da questa criticità. Infatti, alla fine degli anni ’80, gli ettari coltivati a lacrima erano solo otto. Tuttavia, la peculiarità dell’uva, unita alla caparbietà del sindaco di Morro d’Alba, Franco Fava, e di alcuni vignaioli tra cui Mario Lucchetti, Stefano Mancinelli e Nazzareno Vicari fanno sì che nel 1985 venga concessa alla lacrima la certificazione DOC.
Da allora la superficie vitata è aumentata, con 30 aziende produttrici che hanno portato innovazione nello stile di vinificazione realizzando il “rinascimento” della lacrima. Il relatore della serata, Cristian Maitan - miglior sommelier d’Italia AIS 2023 - ne ha dato un’entusiastica contezza durante la degustazione di otto etichette selezionate per l’occasione.
La base è il profilo organolettico: vino dal colore rosso porpora con riflessi violacei; note floreali e fruttate, che nella sua evoluzione rilascia note speziate di pepe e balsamiche di eucalipto. Dotato di un tannino equilibrato e persistente con un’acidità che permette di creare versioni estremamente versatili con ogni tipo di vinificazione.
Spumante Rosè Extra Brut Aurora Mezzanotte
Vino con una base acida importante, dal colore acceso che rilascia note di lampone, frutti agrumati e fiori bianchi; al palato si presenta con una bollicina cremosa, soffice e delicata.
Lacrima di Morro Crinale Nord Est 2023 Mazzola
Una Lacrima dal colore vivace, con note floreali rosa, di erbette aromatiche e agrumate. Il sorso è snello e scattante grazie ai tannini levigati. Il tutto per una beva leggera che si abbina anche al pesce. Le uve sostano sui lieviti sei mesi e poi sulle fecce fini. Fermenta in acciaio.
Lacrima di Morro Superiore Melano 2022 Tenuta San Marcello
In questo caso, parliamo di un vino la cui vinificazione, fermentazione e maturazione avviene in anfore interrate per sette lune. E’ un vendemmia tardiva, dal colore carico e cupo, si propone aromatico con note di prugna e viola, si aggiunge balsamicità con l’eucalipto. Lacrima strutturata che avvolge il palato e dal tannino vibrante.
Lacrima di Morro Superiore Soara 2022 Filodivino
Una lacrima che matura 12 mesi per l’85% in acciaio e per il 15% in tini tronco conici. Si presenta con un colore luminoso, dalle note di vaniglia, mora, pepe e viola. Vino di grande carattere e spessore con un finale avvolgente.
Lacrima di Morro Superiore Guardengo 2018 Lucchetti
L’uvaggio utilizzato per produrre questa etichetta è quello della lacrima gentile. Fermenta con lieviti indigeni, in acciaio; matura in vasche di cemento ed è sottoposto a lunga macerazione. Calice fresco, vivace, dal colore luminoso che tende al granato. I profumi sono terziari di incenso, frutta matura e china. Al sorso, disteso e persistente.
Lacrima di Morro Superiore Più Più 2020 Romagnoli
La lavorazione di questo vino inizia con una macerazione in acciaio seguita da un appassimento a secco; matura in acciaio e affina in bottiglia per sei mesi. Alla fine, il risultato è una Lacrima dal colore intenso e viscoso. Si apprezzano le note di prugna, vaniglia, chiodi di garofano e confettura, caffè e tabacco biondo.
Lacrima di Morro Superiore Marthalie 2020 Tenuta di Fra
Ecco una Lacrima dal gusto “internazionale”. Fermenta con rimontaggi e delastage. Per la maturazione fa un primo passaggio di 18 mesi in legno, poi in vasche di cemento. All’olfatto, profumi di vaniglia tostata, cioccolato, tabacco da pipa, chiodi garofano e cannella. Al palato è morbido, leggermente tannico e vellutato.
Lacrima di Morro Passito Re Sole 2018 Stefano Mancinelli
L’ultimo calice è per una Lacrima passita. Le uve fanno appassimento di 4 mesi e fermentano in acciaio; la maturazione avviene per 24 mesi in barrique e per altri 24 mesi in tonneau, affina 4 mesi in bottiglia. Al naso, sentori di rosa, viola e di frutti di bosco evoluti in confettura di fichi secchi con sfumature di vaniglia per la maturazione in legno. E’ un passito dal sapore morbido, intenso, asciutto, in equilibrio tra l’amaricante tipico della lacrima e il dolce di un vino passito.