Si parla spesso di eroi e allora la nostra mente viaggia lontano pensando a figure altisonanti.
Militari coraggiosi o pompieri sprezzanti del pericolo, ma probabilmente mai abbiamo associato un calice di buon vino ad un atto eroico. Fino a qualche sera fa.
Altai Garin, valdostano d’origine, ristoratore di famiglia e sommelier appassionato giovedì 26 settembre nella serata AIS Vicenza al Golf Club di Creazzo ci ha raccontato di come un eroe può coltivare la propria terra. Ci ha portato in Val d’Aosta.
Tra terrazze scoscese, altezze vertiginose e panorami mozzafiato ci ha illustrato le coltivazioni che solo nella sua valle si possono fare. Luogo incredibile, freddo, siccitoso, ventoso, ma anche generoso con chi lo conosce e che restituisce ai viticoltori grappoli pregiati altrove introvabili.
Il nostro relatore d’eccezione in pochi minuti ha subito chiarito a tutta la platea quanto spietato può essere il clima di montagna e di contraltare quanta passione e amore deve essere impastato per crescere, mantenere e coltivare tralci di Prié Blanc, Petit Rouge, Chardonnay o Müller Thurgau dove i campi sono sopra i mille metri e non piova quasi mai.
Foto di splendidi filari sostenuti da colonne di pietra e travi di rovere si alternano a quelle degli eroi che si inerpicano su pendenze oltre i 60° o strisciano sotto i filari raccogliendo l’uva da sdraiati. Una terra che da secoli, tracce storiche alla mano, ha saputo dare ai suoi figli splendidi frutti, ma che è stata poi abbandonata dopo la seconda guerra. Per decenni i filari sono stati lasciati all’abbandono, lì dove anche la filossera farebbe fatica ad attecchire l’uomo è sembrato arretrare.
Ma negli ultimi anni, e di questi ci parla Altai con i dieci vini che ci ha portato, le cose sono cambiate. Grandi cantine sono sorte dalle ceneri di quello che era diventato un campo dell’oblio, nuovi eroi stanno solcando quelle terre portando a chi ha la fortuna di comprendere e di assaggiare calici di altissimo livello.
La serata procede spedita tra una bollicina iniziale in metodo classico, un meraviglioso Prié Blanc lasciato sessanta mesi sui lieviti, ottimo come entrée per prepararci ai vitigni più morbidi e caldi a bacca chiara. Pulitissimo e raffinato il trio Petite Arvine, Chardonnay e Pinot Gris vinificato in rosè: un calice che ha diviso la platea e di cui si parlerà molto in futuro.
Sulla bacca scura invece un pieno plebiscito: un morbido Mayolet, un Rouge de Pays che cela misteri nel suo nome, un evanescente e cupo Fumin ottima spalla per il potente Picotendre atterrando infine sull’eccellente Sancto Petro Pellisser: un Petit Rouge d’altissimo livello.
Una serata eroica, ricca di spunti e di assaggi che ha attirato amanti da ogni parte della provincia e non solo. Sala stracolma e bottiglie strizzate fino all’ultimo per accontentare tutta la platea senza lasciare nessuno indietro… e a bocca asciutta.
I vini serviti sono stati i seguenti
Prié blanc M.C. 60 mesi MGM Ermes Pavese
Petite arvine Vigne Rovettaz Grosjean
Chardonnay Cuvée bois Les Cretes
Pinot grigio Rose rare Les Granges
Rouge du pays Fils du pays Didier Gerbelle
Mayolet Min Maurice Cretaz
Picotendre Etichetta rossa Selve
Fumin La griffe des lions La crotta di vigneron
Petit Rouge Sancto Petro Pellissier
Chambave Muscat Flétri La Vrille