Wine Experience
Dalla redazione
venerdì 24 maggio 2019

Zerbina: scacco matto alla mediocrità

MUFFATI E NON SOLO

Giuseppe Conte


Albana ai massimi livelli e stupendi Sangiovese, sono i vini che hanno monopolizzato la serata del 16 Maggio all’Hotel Best Western Plus Galileo di Padova.

Evento all’insegna della fattoria Zerbina di Faenza, nel cuore della Romagna, nell’occasione ottimamente rappresentata da Henry – David Polacco, responsabile commerciale e anima pulsante dell’azienda.

Ha fatto gli onori di casa il delegato provinciale Alberto Romanato, presentando anche Giuseppe Conte relatore AIS che nell’occasione ha affiancato Henry nella conduzione dell’interessante evento. Prendendo la parola Henry ha subito evidenziato come la Romagna in generale e soprattutto la zona di Faenza, abbiano avuto una crescita esponenziale, in termini di qualità, che è culminata nel 2011 con il riconoscimento delle M.G.A. (menzioni geografiche aggiuntive). Guardando la mappatura del territorio, si è evidenziato che la fattoria Zerbina appartiene alla M.G.A. Marzeno, ma soprattutto si è notato che queste “sottozone” finiscono a Savignano sul Rubicone per poi riprendere nelle Marche, escludendo quindi un vasto territorio Romagnolo. Questo è dovuto anche per la mentalità Romagnola preoccupata, magari, a guardare ognuno il proprio orticello piuttosto che puntare ai grandi progetti di rivalutazione di un intero territorio che dal punto di vista della qualità dei prodotti, del terroir e della maestria in cantina, non ha nulla da invidiare ad altre e ben più note regioni limitrofe.

Essendo a soli 10 Km dal confine con la Toscana, il terreno è simile e quindi anche alcune attività colturali, ad esempio sul sangiovese, si possono considerare simili con la differenza importante che la toscana ha avuto una capacità di comunicazione che non è nemmeno lontanamente paragonabile alla Romagna.

Ritornando all’azienda Zerbina, questa bella realtà nata nel 1966, è situata su una collina con esposizione a 360°, con una superficie coltivata di 40 ettari e ottimamente condotta da Maria Cristina Geminiani.

I terreni sono molto vari in quanto sono presenti marne, ma anche calcare, sabbie, argille blue e rosse. La Romagna ha questa importante caratteristica di terreni molto diversificati per la presenza dei calanchi, della fascia dello spungone, della vena del gesso, delle argille blu e rosse, dei fossili di origine marina e quindi sia il Sangiovese ma anche l’Albana avranno espressioni diverse a seconda della zona.

Il Sangiovese in particolare sarà vivace, piacevole, di media struttura con tannini eleganti nella zona di Imola e Faenza, mentre avrà una struttura più importante con buona complessità e morbidezza nella zona di Forlì, sarà più caldo con colori intensi e buona struttura nel Cesenate e per finire un Sangiovese strutturato e adatto all’evoluzione nel tempo nella zona di Rimini.

L’importanza vitivinicola della fattoria Zerbina deriva dalla formazione della Sig.ra Geminiani, che ha frequentato la facoltà di enologia a Bordeaux e quindi l’esperienza francese è risultata una tappa fondamentale per lo sviluppo dell’azienda. L’idea della viticultura francese è stata trasportata in questo territorio per cui il concetto di zonazione ma anche di selezione clonale, con 60 cloni di sangiovese e una accurata analisi chimico - fisica del terreno per poter ottenere le massime espressioni di sangiovese e di albana. Allevamento anche ad alberello con rese molto basse (3 – 4 grappoli per pianta) ma con grande attenzione alla qualità e con concentrazioni polifenoliche estreme.

Oltre al sangiovese anche l’albana riveste un ruolo importante per questo territorio, vitigno autoctono che si trova solo qui e in nessuna altra parte del mondo. È la prima DOCG a bacca bianca italiana (1987) e unica della Romagna, si sviluppa in un territorio di 70 Km, quindi abbastanza contenuto, che va da Imola a Cesena.

I biotipi riconosciuti più importanti sono: Gentile, Bagarona, Compradona, Gaina, Serra, tutti nelle versioni secco, amabile, dolce, passito e passito riserva, lo spumante è DOC.

L’albana è definita una macchina da zucchero ma con una freschezza importante, curioso è l’aneddoto che narra la famosa frase di Galla Placidia (435 d.C.) figlia di Teodosio, imperatore dei Visigoti, passando per quei territori gli fu offerto questo vino bianco in un calice di legno, appena assaggiato esclamò: “non così umilmente ti si dovrebbe bere, bensì berti in oro per rendere omaggio alla tua soavità” e da qui il nome Bertinoro, paese definito la culla dell’albana.

Henry ha quindi illustrato gli ottimi 4 formaggi previsti come assaggio per un gioco di abbinamenti che è risultato molto azzeccato e coinvolgente:

  1. Caffiero: da latte vaccino stagionato per 14 mesi in alpeggio e poi interrato nelle fosse di Sogliano al Rubicone.
  2. Brando: pecorino sardo con 18 mesi di affinamento e anche questo stagionato nelle fosse di Sogliano al Rubicone
  3. Gorgonzola
  4. Pecorino Toscano

Siamo quindi passati alla tanto attesa degustazione partendo dal:

 

Primo vino: Romagna Albana Secco DOCG Bianco di Ceparano 2018

Vino secco definito volutamente come un albana moderno derivante da una vendemmia anticipata a metà agosto per mantenere una grande acidità e quindi freschezza ma anche una importante sapidità, prodotto molto elegante con un grande persistenza e un finale sapido che garantiva comunque un’invidiabile pulizia in bocca.

 

Secondo vino: Romagna Sangiovese superiore Doc Ceregio 2017

Appartiene a una selezione di 6/7 cloni di sangiovese grosso, questo vino esprime una grande freschezza, con note fruttate e floreali tipiche di questo vitigno (ciliegia matura e frutti di bosco), non c’è interferenza del legno ma solo i risultati di un ottimo lavoro in vigna. Macerazioni di 8 – 10 giorni e affinamento solo in acciaio con breve passaggio in cemento per un sangiovese di pronta beva ma assolutamente elegante.

 

Terzo vino: Ravenna Bianco IGP Tergeno 2017

Si ritorna all’albana 100% composto dal 60% di bianco di Ceparano e 40% della prima selezione dell’albana botritizzata, le altre e successive selezioni serviranno per i passiti. Vino di grande freschezza ben equilibrato dalla piacevole nota dolce derivante dalle uve attaccate dalla muffa nobile. Quindi morbido e rotondo, non dolce con un ritorno di sapidità che ben si adatta al pecorino sardo.

 

Quarto vino: Romagna Sangiovese Marzeno Riserva DOC Pietramora 2015

Vino derivante da due cloni di sangiovese in purezza, una parte con macerazione in acciaio e un’altra parte con macerazione in vecchi tonneau. Successivamente affina per un anno e mezzo in tonneau di legno francese e poi in bottiglia. Rappresenta il fiore all’occhiello dell’azienda, evidenzia una importante complessità con note di frutta in confettura (ciliegia, prugna).

Anche un sentore di viola accompagnato da una speziatura dolce, con un tocco di polvere di cacao.

Vino ancora giovanissimo con grandi potenzialità ma comunque già ora piacevolmente elegante.

 

Quinto vino: Romagna Albana passito DOCG Scacco Matto 2015

Vino derivante da uve albana 100% botritizzate in pianta e raccolte molto tardi. Duemilacinquecento bottiglie prodotte, ma non tutti gli anni, solo quando l’attacco della muffa nobile è perfetto e garantisce un prodotto di qualità paragonabile ai migliori sauternes francesi.

Vendemmie scalari per un vino brillante e luminoso che presenta un bagaglio di profumi che vanno dalla frutta disidratata, ai fichi, miele ma anche sentori di albicocca e zafferano con un tocco di scorza d’arancio, vaniglia, mango e castagna. In bocca risulta pienissimo, con un’invidiabile equilibrio, dovuto alla eccellente freschezza e alla notevole presenza di zuccheri che possono arrivare anche a 200 g/l. Prodotto eccellente e pluripremiato che è già diventato un’icona italiana e non teme paragoni con i cugini d’oltralpe.

 

Sesto vino: Romagna Albana Passito DOCG Riserva 2014

Vino straordinariamente brillante di un colore giallo ambrato vivace. Ampiezza di profumi che andavano dal frutto della passione, alla frutta secca, albicocca disidratata, papaia, note di zafferano con un tocco di agrumi canditi e miele millefiori. Un palato raffinato e cremoso con una eccellente freschezza che ben equilibrava i 350 g/l di zuccheri. Un nettare stupendo anche questo super premiato, arrivando a conseguire perfino il titolo di miglior vino dolce d’Italia raggiungendo i 97 cent. nella guida Veronelli.

Alberto Romanato ha concluso la serata raccogliendo gli ultimi entusiasti commenti dei presenti per questa bella serata dove abbiamo potuto conoscere una stupenda realtà Italiana ben raccontata da Henry – David Polacco che ha ricevuto i meritati applausi per la competenza, professionalità e passione con cui ha descritto queste eccellenze italiane.

Foto a cura di Rossano Moretto

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