Wine Experience
Dalla redazione
venerdì 22 febbraio 2019

Master class sulla recantina e cena con Pat del Colmel

M. Margherita Favaro'


Chi ha avuto la fortuna di essere presente lo scorso mercoledì 13 febbraio all’Asolo Golf Club, splendida Country House alle pendici del monte Tomba, ha sentito raccontare la storia della recantina, un vitigno perso e ritrovato grazie alla passione e all’intuito della famiglia Forner, produttori vitivinicoli da più generazioni a Castelcucco (Treviso).

La storia è racconto del territorio dentro al territorio stesso, il vitigno è un gioiello di famiglia perso ma poi ritrovato.

Della recantina si hanno le prime notizie a partire già da prima del 1400; nel 1600 l’Agostinetti documenta la presenza del vitigno non solo sul Montello, ma anche sulla piana del Piave, dove spesso veniva accomunato o addirittura confuso con il raboso pur condividendone solo in parte tannicità e parte acida.

È un vitigno che, grazie a un buon potenziale evolutivo e una facile gestione, ha garantito un’abbondante produzione e un conseguente uso anche come alimento per almeno due secoli, di certo fino ad epoca appena precedente la piaga della fillossera.

Lino Forner, patron dell’azienda Pat del Colmel, nel cuore dei Colli Asolani, insieme al figlio Matteo, scrive la recente storia del vitigno. Padre e figlio recuperano alcune piante di recantina, smarrite nelle vigne di proprietà, e ne seguono, con tenacia, sia il percorso di messa a dimora sia l’iter burocratico, dalla registrazione nel 2007 fino al riconoscimento della “doc recantina” nel disciplinare del Montello e Colli Asolani del 2011. Aprono così la strada anche ad altri produttori che, ognuno nel proprio terroir, cercano di far fruttare al meglio le diverse tipologie di recantina legandola ai vari tipi di suolo. Oggi le barbatelle di “recantina Forner” riforniscono numwerosi vivai, anche se ogni piccolo ‘frame’ di territorio ha una predisposizione per la propria tipologia di recantina: il “pecolo” rosso sul colle San Martino a Asolo, quella a “pecolo” scuro che invece ben si adatta ai terreni di Fonte Alto e, su tutte, la recantina Forner, che deve appunto il suo nome a chi l’ha riscoperta, versatile, sana e produttiva.

Il vino è in grado di evolversi nel tempo e di strada ne è stata fatta tanta dagli albori, più di vent’anni fa, al giorno d’oggi.

In degustazione le annate ritenute dalla famiglia Forner, a ragione, come rappresentative di qualità o quantomeno significative, tenuto conto anche dei millesimi meno fortunati. Per le prime tre annate l’affinamento è di un anno in botte grande di secondo e terzo passaggio, mentre per il millesimo 2015 l’affinamento è di 15 mesi in botte grande di rovere al primo passaggio.

 

2012

Un vino maturo ma con un aspetto ancora intrigante. I sentori di frutti neri selvatici si delineano in una mora matura. Il tannino è ancora pepato ma, allo stesso tempo, morbido e avvolgente. Il finale rimanda a un ricordo di erbe aromatiche.

2013

Ecco il vero potenziale della Recantina. L’annata raggiunge un equilibrio inaspettato di finezza ed eleganza, e qualche riflesso ancor porpora accompagna la morbidezza delle gocce nel vetro. La ciliegia sotto spirito avvolge il ribes e il piccolo frutto selvatico in un sorso setoso ma ancora vivido e grintoso.

2014

Millesimo non fortunatissimo a queste latitudini, climaticamente avverso. Nonostante si sia resa necessaria l’aggiunta di un 10% di appassimento delle uve, l’inusuale trasparenza del colore, la minor concentrazione, i sentori di frutta rossa fragrante, la marcata freschezza, manifestano una recantina “diversa”, ma decisamente piacevole, snella e beverina: il sapiente lavoro del vignaiolo, nel rispetto di quello che Natura offre.

2015

Lo scatto tra le due annate è tangibile. Riflessi di porpora accesa e concentrazione che all’olfatto rivelano un’esplosione di cassis, mora e ribes: morbidi sentori che anticipano e mitigano, al gusto, un tannino vivace e giovane, invogliando al sorso. Una recantina da bere oggi, con un allettante potenziale di evoluzione.

 

La generosa ospitalità di Alessandro Vettorel, sommelier della delegazione di Treviso e direttore del ristorante dell’Asolo Golfo Club, ha fatto seguire alla degustazione di Recantina l’abbinamento di altre referenze dell’Azienda Pat del Colmel con alcuni piatti di esclusiva creazione, proposti dallo Chef Mirko Tormena.

 

Rabbiosa 2015, metodo classico 36 mesi pat del colmel

La rabbiosa è un vitigno ancora più antico della recantina, usata già 50 anni fa come uva da taglio per il Prosecco. Le piante di rabbiosa di proprietà della famiglia Forner sono ultracentenarie. Dotata di un’acidità importante, viene raccolta verso i primi di novembre, sfruttando una sorta di appassimento in pianta. È qui proposta nella versione metodo classico, in abbinamento a sfere di baccalà mantecato e fritto e crema di ceci al rosmarino.

 

Rabbiosa 2017, Tranquillo, Pat del Colmel

Sempre il vitigno rabbiosa e sempre le stesse vigne danno, in questa versione tranquilla, un vino di ottima consistenza e struttura, con importante parte alcolica, per affiancare gli gnocchi di ricotta, sauté di radicchio e noci con crema di zucca.

 

Rosso della Rocca 2015, Merlot Colli Asolani Doc, Pat del Colmel

Un rosso ancora fresco che, nella sua veste luminosa di riflessi rubino, accompagna alla perfezione la guancetta di manzo brasata al vino rosso del Pat polenta di storo e invidia gratin. Il sorso piacevole e invitante, finemente fresco e strutturato, con richiami fruttati e di sottile speziatura, accompagna armonicamente la morbida succulenza gelatinosa della guancetta.

 

Asolo Prosecco dry DOCG Pat del Colmel

Nel finale non poteva mancare una delle eccellenze della nostra provincia. Qui presentato nella versione dry, l’Asolo Prosecco Docg è valido compagno di gioco per questo Tiramigolf, esclusiva rivisitazione di un'altra specialità trevigiana.

 

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I vini di Pat del Colmel accompagneranno la serata al ristorante 28° Buca, nel cuore dei Colli
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