Alessandro Capasso
“Mettendo da parte la mia modestia, ma sotto l'usbergo del mio carattere piemontese, devo asserire che di vini me ne intendo e, domandando scusa ai miei Barbera e Barolo, devo dire che il Taurasi è il loro fratello maggiore.”
Questa affermazione viene attribuita ad Arturo Marescalchi, enologo, agronomo e sottosegretario al Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste negli anni Trenta.
Non ho trovato riscontri documentali che confermino queste parole, ma la citazione è plausibile: nei primi decenni del Novecento, l’aglianico era tra i vitigni più coltivati in Italia e la provincia di Avellino figurava al terzo posto nazionale per quantità prodotte. La fillossera arrivò tardi in Irpinia, e dalla stazione di Taurasi partivano regolarmente cisterne di aglianico per rimpinguare le regioni del Nord Italia e della Francia, ancora devastate dall'invasione dell’afide.
Restando nella metafora della parentela, oggi il Taurasi, è il fratello povero del Barolo: nel 2022 la produzione potenziale di Barolo è stata di 14,5 milioni di bottiglie contro 2,5 milioni per il Taurasi, con prezzi allo scaffale ben più elevati per il Barolo.
Sono fratelli che si assomigliano: strutturati, con tannini importanti, acidità marcata, grande complessità aromatica, longevi con una straordinaria capacità di invecchiamento. Per entrambi la DOCG richiede un lungo affinamento: almeno 38 mesi (62 la Riserva) per il Barolo e almeno 36 mesi (48 la Riserva) per il Taurasi. Entrambi nascono da un solo vitigno: nebbiolo per il Barolo, aglianico per il Taurasi. Il disciplinare del Taurasi consente l’impiego fino al 15% di altri vitigni ma, in pratica, tutte le bottiglie in commercio sono prodotte con aglianico in purezza.
Si somigliano anche per le caratteristiche degli areali di produzione. Sovente, i vini provenienti dalle località che danno il nome alle denominazioni, sono di impronta “classica”: eleganti, equilibrati e armonici. I vini delle zone meridionali tendono a essere più potenti, austeri, complessi e longevi, mentre, quelli delle aree settentrionali risultano generalmente più sottili, eleganti e fini. È una semplificazione estrema, considerata l’ampiezza degli areali, che si estendono su 11 comuni per il Barolo e 17 per il Taurasi, con ben 170 MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) nel caso del Barolo.
Per lo slalom degustativo è stata selezionata l’annata 2016, considerata tra le migliori, se non la migliore, dello scorso decennio per entrambe le denominazioni.
Cosa c’era nel bicchiere.
Prima batteria - Barolo di Verduno vs Taurasi del Quadrante Nord Riva Sinistra del fiume Calore - Barolo Monvigliero f.lli Alessandria vs Taurasi Pietracupa.
Il Monvigliero ha sfoderato il naso più bello della degustazione: grande finezza olfattiva e nitida articolazione con note di violetta, spezie scure, frutta rossa, arancia sanguinella.
Il Pietracupa, come tutti i Taurasi della degustazione, ha chiesto un po’ di tempo per liberarsi da leggere note riduttive, ma, una volta aperto, si è fatto apprezzare per i sentori di liquirizia, frutta rossa, spezie scure, arancia sanguinella.
Batteria con i vini più sottili, eleganti e pronti della degustazione. Vince il Monvigliero più articolato e profondo.
Seconda batteria - Barolo di Barolo vs Taurasi di Taurasi - Barolo Tre Tine Rinaldi vs Taurasi Macchia dei Goti Cantine Antonio Caggiano.
Anche il Tre Tine ha sfoderato un gran bel naso, meno intenso del Monvigliero, ma ugualmente fine con note di arancia sanguinella, violetta, chiodi di garofano. Palato elegante e di grande persistenza.
Al naso il Macchia dei Goti è intenso con note di china, liquirizia, spezie e frutta scura. Al palato è armonico e persistente.
La batteria del Barolo di Barolo e del Taurasi di Taurasi, come da attese, si è distinta per l’equilibrio e l’armonia dei vini. Vince per l’eleganza e la raffinatezza il Tre Tine.
Terza batteria - Barolo di Serralunga vs Taurasi del Quadrante Sud Alta Valle del fiume Calore - Barolo Francia Conterno vs Taurasi Vigna Cinque Querce Salvatore Molettieri.
Naso chiuso quello del Francia su note minerali e terrose, seguono china, rabarbaro, chiodi di garofano. Palato austero, ricco, profondo con una persistenza implacabile.
Vigna Cinque Querce naso complesso e articolato su note di ribes, pepe nero, caffè. Al palato è caldo, morbido, persistente, equilibrato, armonico.
La batteria ha visto due vini molto diversi accomunati dalla potenza. Vince e convince il Francia.
Quarta batteria - Barolo di La Morra vs Taurasi del Quadrante Ovest - Barolo Brunate Marcarini vs Taurasi Antico Castello.
Colore spento nel bicchiere, stanco ed evoluto sia al naso che al palato. Bottiglia non in perfetta forma per il Brunate, MGA che si estende tra i comuni di La Morra e Barolo, con prevalenza nel primo.
Interessante il Taurasi di Antico Castello. Al naso fruttini di bosco, note balsamiche e di liquirizia. Palato di buona struttura e persistenza con tannino ben presente e ben integrato. Una lettura moderna della denominazione ma, rispettosa della tradizione, come una dieta ben riuscita che lascia tutte le curve al posto giusto.
Vince a tavolino il Taurasi.
Il punteggio di 3-1, con una batteria vinta a tavolino, potrebbe far pensare a una debacle per il Taurasi, ma così non è stato. I Taurasi si sono distinti per personalità, autenticità e bassa omologazione. Inoltre, il rapporto qualità/prezzo è nettamente a favore del Taurasi: la selezione dei Barolo in degustazione costa cinque volte quella dei Taurasi!
Certo, i valori in gioco oggi sono questi. Barolo può contare su una panchina lunghissima di grandi referenze, mentre, per Taurasi mettere insieme la squadra di titolari all’altezza richiede attenzione e ricerca.
Taurasi è una denominazione con un grande avvenire dietro le spalle? È possibile.
Ma, a proposito di futuro, sono convinto che il Taurasi sia più longevo del Barolo e la stessa partita tra dieci o venti anni potrebbe raccontare tutta un'altra storia.
Ci aggiorniamo nel 2035. Stay tuned!