Carnet di viaggio
Dalla redazione
mercoledì 4 settembre 2024

L'anello del Cònero

Alla scoperta di vini che dialogano coltempo

Marco Nostran


Estate, voglia di vacanza, voglia di partire: direzione Ancona - Cònero.  La litoranea è una lunga striscia che unisce l’infinito abitare della costa orientale italiana. A metà del suo percorso si incontra la bella figura del Monte Cònero. La sagoma ricorda il dorso di una balena che nuota verso l’Adriatico. La falesia bianca, la macchia mediterranea, il blu del mare e il verde della vegetazione sono colori che riempiono gli occhi.

Porta d’ingresso da Oriente, il Cònero, per la facilità d’approdo e presenza d’acqua, è sempre stato oggetto d’invasione da parte di popoli diversi. Tra questi, i greci siracusani diedero inizio alla viticoltura, attività proseguita dai piceni e dai romani. La coltivazione si è progressivamente spostata sulle morbide e splendide colline alle spalle del mare, trovandovi le condizioni ideali. In questo areale, nel tempo, si sono radicati alcuni dei vitigni autoctoni più conosciuti nel panorama enologico italiano. Un mondo, dove persone e territorio, sono intimamente uniti, accogliente, laborioso e innovativo. Per aprire una finestra su di esso, il viaggio prende la via  della visita di alcune cantine. 

 

Punto di partenza è l’azienda Umani Ronchi, zona Osimo-Cupramontana. Realtà di spessore nel panorama vitivinicolo marchigiano, 210 ha vitati in biologico. L’azienda è da sempre impegnata in un’agricoltura di qualità e rispettosa dell’ambiente, affiancata da ricerca e innovazione. I prodotti di punta sono il Verdicchio e il Rosso Cònero (montepulciano in purezza o con l'aggiunta di sangiovese e merlot). Il Verdicchio è coltivato nella zona di “montagna” delle colline, tra Montecarotto e Cupramontana, dove i terreni sono profondi e argillosi. 

Il Verdicchio in assaggio l’Historical DOCG Riserva Superiore 2019  e il Plenio DOCG Riserva Classico 2021 si palesa con giallo paglierino luminoso, un’acidità importante e una sapidità marina.  La differenza, al palato, la fa l’affinamento: 60 mesi per l’Historical, con note floreali di ginestra, mandorla e pera, con un finale lunghissimo; 18 mesi per il Plenio, con note di frutta esotica, mandorla e vaniglia.

Il Rosso Cònero Cùmaro DOCG Conero Riserva 2020 e Pelago IGT  Marche Rosso 2020 è un vino dal colore rosso carminio profondo, dal riflesso granato. I vitigni, coltivati sulle colline a ridosso del Cònero e protetti dai venti freddi di nord-est, danno uve che raggiungono il perfetto equilibrio di maturazione. Il terreno è profondo, franco argilloso-limoso e calcareo. Il Cùmaro è un 100% montepulciano, dal sapore di mare, con tratto morbido e avvolgente; un tannino levigato e un finale asciutto ed elegante. Il calcare trasmette i sentori di pepe, marasca e vaniglia. Il Pelago è un blend montepulciano, cabernet sauvignon e merlot dai  profumi marini. Vino con tannini importanti e fini. Il calcare contribuisce a liberare fragranze di caffè, pepe e tabacco. La produzione è stivata in una bottaia, costruita nel  2000, di nuova concezione. Esempio di bio-architettura, riprende il movimento delle colline, si caratterizza per l’assenza di muffa. 

 

Lasciato Umani Ronchi,  si raggiunge Morro d’Alba a nord del Cònero. Pare di entrare in  un luogo sospeso, dove la bella struttura fortilizia, che sta sulla sommità della collina, al centro del piccolo paese, sembra uscita dal libro delle favole. Tutt’intorno è un susseguirsi di vigneti: siamo nella patria della Lacrima di Morro d’Alba e del Verdicchio di “mare” (più sapido e strutturato rispetto a quello di “montagna”). La lacrima si coltiva solo qui, in uno spazio di 300 ettari suddivisi tra piccoli proprietari. La lacrima è un vitigno a bacca nera, germoglia presto e matura tardi e dà un vino aromatico. Il grappolo è compatto, gli acini sono di colore blu carico, con buccia spessa che, in maturazione, si spacca lasciando lacrimare i grappoli: da qui il nome.  Visitiamo due cantine:  Vicari e Romagnoli, entrambe sono aziende di medie-piccole dimensioni: 30 e 17 ettari a vocazione biologica. La cantina Vicari, inserita in un armonioso contesto collinare, è azienda di riferimento per la Lacrima e il Verdicchio. 

 

L’apertura degli assaggi è una Lacrima di Morro d’Alba DOC Superiore 2021, dal colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, dal sapore morbido e vellutato e con intense note floreali e fruttate. Sapido, di ottima struttura e molto persistente. Nota particolare: un 5% del prodotto è affinato in anfora.  A seguire, una Lacrima DOC Classico 2023, dal colore rosso rubino ed estremamente aromatico con una  bella nota fresca. 

Pregevole la degustazione del Verdicchio. Un vino che raccoglie il meglio dal soleggiamento e dal terreno sabbioso-argilloso: grande struttura, elegante, profumi floreali, equilibrato e dal colore giallo brillante intenso. Un vino in grado di mantenersi nel tempo. I vini assaggiati: Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico 2023 e Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore 2021

La cantina Romagnoli è una piccola azienda emergente. I terreni sono compatti, del tipo argilloso-sabbioso, per cui hanno bisogno di essere arieggiati quando è caldo. I vini degustati hanno incontrato il consenso del palato. I Verdicchi, nella versione Classica DOC 2023 e Superiore DOC 2021, hanno restituito sapidità, freschezza  e acidità in equilibrio. La Lacrima, nella versione Classica DOC 2023 e Superiore DOC 2021 si fa apprezzare per il sapore secco e caldo, con un tannino presente, ma mai spigoloso. I profumi sono sempre delicati. Merita attenzione la Lacrima Superiore DOC 2022, frutto di una raccolta di uve che provengono anche da terreni esposti a nord e che solo in alcune  annate sono di ottima qualità.  Il risultato è un vino secco, profumato e molto deciso in  bocca. 

 

Il viaggio è stato un raccontare le Marche attraverso tre vitigni che sono l’identità, anche ancestrale, di questa terra, fatta di storie familiari, lavoro e passione. 

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