Elena Gambarotto
Genesi. Fior d'Arancio in fieri.
Se sei nato tra le pendici dei Colli Euganei e quelle dei Colli Berici, e se lo sei negli anni '80, nel ricovero attrezzi, nel garage, o in cantina non puoi non averne avuto uno.
Ci passo vicino ogni giorno, lo guardo dal basso verso l'alto. Nel tempo la sua forma diventa famigliare: non so esattamente a cosa serva; c'è del legno, del ferro, è rotondeggiante, c'è del rosso e dell'arancio, e già per questo mi piace. Gli giro attorno, mettendo a volte qualcosa dentro a quello che mi sembra essere un fiume a scorrergli tutto intorno. È davvero grande. Del resto, a metà anni '80, ho soltanto cinque anni.
L'onnipresente. Un giallo risolto.
Ce n'è anche un'altra di presenza costante, che non diserta mai alcun momento speciale. Non ci sono Natale e Pasqua senza. Non c'è compleanno in famiglia, non c'è domenica: il suo è un protagonismo sempre equilibrato, fiero ma discreto, direi goloso (e nel mio caso ancora tutto da comprendere, ho pur sempre cinque anni!).
Trent'anni dopo, cambiando provincia e peregrinando per altri terroir, scopro che quel colore non è più un giallo qualsiasi, è unico e irripetibile. È il giallo che può nascere dalla sola provincia di Padova, democratico e trasversale nelle sue versioni, capace di conquistare per la piacevolezza intrinseca mai stucchevole. È spesso legato a piccole realtà famigliari: famiglia è l'origine, ma anche la destinazione finale.
Trent'anni dopo, torno nel giardino dei miei, e quel moscato giallo Fior D'Arancio lo ritrovo uguale, nelle zagare del bergamotto e dei limoni tra aprile e maggio, o sulla nostra tavola al prossimo compleanno.
Sommelier è…
Tante domande che cercavano risposte. Non una meta, ma l'opportunità di vedere e leggere le cose in un nuovo modo. È imparare ad apprezzare quella tonalità di giallo e aver voglia di raccontarla a tutti.
È la fortuna, forse, che nessuno da piccola ti abbia davvero spiegato a cosa servisse quel torchio manuale colorato, e di aver conservato la voglia di scoprirlo da sola.