Fabio Poli
Parafrasando una rubrica di una nota rivista di enigmistica forse non tutti sanno che l’Italia è il primo produttore al mondo di Pinot grigio, con il 43% dell’intera superficie viticola del pianeta; a sua volta, l’85% della produzione nazionale è prodotta nel solo Triveneto. Curiosamente Pinot grigio, Pinot bianco e carmenère, pur avendo avuto origine in Francia, hanno poi raccolto il successo anche internazionale per la coltivazione in Italia e sono stati, per la verità soprattutto i secondi due, pressoché dimenticati dai francesi. Se chiedessimo poi ad uno statunitense di cultura enogastronomica media un nome di un vino italiano, o addirittura che gli ricordi Venezia, complice sicuramente anche la serie televisiva The Sopranos, probabilmente ci direbbe Pinot grigio e lo stesso probabilmente succederebbe in Russia con Pino Gridzhio.
Fortissima quindi la propensione all’export, solo il 4% del Pinot grigio prodotto é infatti consumato in Italia, il 44% viene esportato tra USA e Canada, il 27% in UK, il 10% in Germania. Pinot grigio quindi sinonimo di Italianità, legame con l’ambiente territoriale del nordest nonché spirito di triveneti laboriosi, che non stanno mai fermi anche negli investimenti: dal 2010 la superficie nel solo Veneto è più che raddoppiata. Piace perché viene sempre bene, succoso, morbido, vellutato e setoso, dal bel corpo e dalla sobria eleganza. Il bello della porta accanto, talmente scontato che non lo hai mai notato perché c’è sempre stato, e ti disturba, poi, che siano stati gli altri a scoprirlo prima di te.
Ecco quindi la necessità di “garantire e garantirsi” tanto successo con il lavoro del Consorzio delle Venezie e dell’organismo di controllo Triveneta Certificazioni, che forti di un Disciplinare di Produzione coraggioso si impegnano a difendere un fenomeno del territorio certificando ogni fase del processo produttivo. Rispetto alle tante storicamente precedenti IGT, si riduce la produzione di ben 26 ettolitri ad ettaro e si accorpa la produzione sotto un’unica bandiera che comprende un territorio molto ampio, il primo per estensione territoriale, soprattutto primo esperimento di portata sovraregionale su tre territori: Friuli Venezia Giulia, Trentino e Veneto. Ben 24.500 ettari nella sua prima vendemmia, la 2017, a partire dalla quale tutte le bottiglie prodotte saranno esclusivamente D.O.C., delle Venezie o di una delle 20 D.O.C. storiche territoriali. Non sarà più I.G.T., avrà la fascetta di Stato, sarà sottoposto a maggiori controlli, compresa la commissione d’assaggio; un progetto stimolante ed ambizioso pure per i produttori, a garanzia del consumatore e del far bene italiano. Versatile nelle tipologie, il disciplinare di produzione lo prevede fermo, Frizzante, Spumante e anche ramato; l’uva, come il gewürztraminer, è a bacca grigio-rosa.
Siamo tutti invitati a conoscerlo meglio a Prowein, ma soprattutto al nostro Vinitaly e nella location più affascinante di Vinitaly & the City: sopra la Torre dei Lamberti dove, pare, ci sarà qualche sorpresa.
Sarà stata questa sua propensione ad un mercato internazionale, quell’aspetto da ragazzo figlio del mondo, ma a cui piace tornare sempre a casa, che ha fatto sì che si fosse scelto il punto più in alto di questa bella manifestazione, con 800 anni di storia e dove la vista mozzafiato può spaziare lontano?