Matteo Guidorizzi
Tra i vini bianchi veneti l’arzillo nonnino nei confronti del tempo che passa è senza dubbio il Lugana, da Trebbiano di Lugana o Turbiana, geneticamente simile al verdicchio delle Marche. E’un vino giramondo. Dei 14 milioni di bottiglie prodotti nell’ultima annata più del 40% migra in Germania, poi Stati Uniti e Belgio, solo il 30% vengono consumate in Italia.
I terreni più vocati, quelli argillosi con il limo lasciato all’asciutto dal ritirarsi dell’acqua nella riva sud del Garda, conferiscono al vino le armi della sua longevità, una potente freschezza e una straordinaria mineralità, diversa e insolita, dovuta ad un impasto che per millenni ha subito la pressione e la frantumazione prima del ghiacciaio, poi del lago.
Pur non essendo un vitigno aromatico, i vini virano nel tempo verso una leggera nota di idrocarburi con base minerale che ricordano leggermente la struttura dei Riesling tedeschi. Forse è per questo che sono amati dai nordici, perché vi ritrovano richiami di casa con l’aggiunta di una polpa, dei frutti esotici, regali di un sole italico che come turisti hanno già conosciuto in vacanza sulle rive del Garda.
Di questo feeling con il Nord Europa, di un momento economico particolarmente positivo ci ha parlato al Best Western Hotel di San Giovanni Lupatoto Carlo Veronese, direttore del Consorzio Tutela Lugana Doc, mentre Claudio Serraiotto, relatore Ais, ha accompagnato e descritto i vini diversi, venerandi per età, stupendi per complessità e armonia, tragicamente oramai introvabili.
Tra questi I Frati 2009 di Ca’ dei Frati, con un naso completo che va dalla nota minerale, alla frutta matura a polpa gialla, alle erbe aromatiche (anice stellato) e fienate, spezie dolci, una leggera nota di idrocarburo. In bocca molto fresco, rotondo e avvolgente con una punta morbida che richiama il miele, note di frutta secca, elegante, ampio ed armonico.
Con qualche morbidezza in più il Santa Cristina 2006 di Zenato, con decisa nota balsamica ed erbe essiccate nel naso, discreta freschezza, frutta secca e ricordi di miele in bocca, pur rimanendo secco.
Strano ed affascinante il Perla 2007 dell’azienda Perla Del Garda, una vendemmia tardiva con nota minerale che ricorda la polvere da sparo, vegetale ancora vivo che finisce in erbe aromatiche essiccate, note dolci di miele. Al palato abboccato ma con decisa freschezza, nocciole e mandorle con bucce di agrumi candite, chiusura quasi tannica che toglie il dolce, sempre avvolgente e lungo.
Dignitosa prova di resistenza (era un lugana base) per il Vigna Silva 1999 di Ca’ Lojera, con una leggera ossidazione naturale ma ancora minerale e fresco nel naso, con nota citrina e balsamica, spezie dolci. In bocca ancora incredibilmente fresco, poi rimane la frutta secca con fondo mielato.
I vini degustati:
- Lugana Brut Metodo Classico 2014 azienda Pasini
- Cromalgo 2014 Corte Sermana
- Demesse Vecchie 2013 Famiglia Olivini
- Fili di Arianna 2012 Tenuta Roveglia
- Lugana Superiore Ca’ Vaibo 2012 Bulgarini Fausto
- Lugana Riserva Menasasso 2011 Selva Capuzza
- I Frati 2009 Ca’ dei Frati
- Perla 2007 Az. Perla del Garda
- Santa Cristina 2006 Az. Zenato
- Vigna Silvia 1999 Ca’ Lojera
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