Giuseppina Martino
Una brochure sfogliata distrattamente in attesa che tutto cominci. Una parola, ripetuta più volte, che attira l’attenzione: lleno, pieno. Una gran curiosità per quei vini conosciuti più per teorica didattica che per esercizio empirico. L’entusiasmo per una conoscenza in divenire di una regione vitivinicola geograficamente collocata in Spagna ma con caratteristiche molto diverse dal resto del paese. È questa l’atmosfera che ha accompagnato la degustazione guidata da Carlos Juste Rossini dei “grandi bianchi” della Galizia ospitata a Treviso venerdì 15 maggio nell’ambito della rassegna dedicata alle degustazioni tematiche.
Sospesa tra leggendaria cultura celtica e devozione cattolica ai propri martiri, la Galizia è terra di soave bellezza. Verde e lussureggiante tutto l’anno, abbracciata dall’oceano Atlantico che ne influenza il clima mai troppo freddo, le piogge frequenti compensate dalle ore di sole necessarie a far maturare i suoi frutti più preziosi che diventano vini bianchi freschi e sapidi da abbinare alla cucina marinara, le colline granitiche miste ad ardesia e calcare, sono gli elementi che per primi aggiungono fascino e ricchezza a quel pieno che aveva attirato l’attenzione.
L’inevitabile avvicendarsi tra vecchio e nuovo delle vinificazioni in acciaio e la sosta sui lieviti che sostituiscono la tradizione del legno, dei moderni sistemi di allevamento a spalliera che sorgono accanto al popolare emparrado - una pergola sorretta da strutture in pietra galiziana usata per l’Albariño - dell’estensione variabile dei vigneti, da lineari campi a piccolissimi terrazzamenti di epoca romana, sottolineano il pieno del sentimento che lega gli uomini alla propria terra in tante piccole sfaccettature. E sopra ogni cosa i vini che si scoprono nella interezza delle loro peculiari caratteristiche. Dalla toccante freschezza dell’aromatico Albarino delle Rias Baixas, sapido, salmastro, minerale tanto da sembrare a tratti effervescente all’assaggio; alla sorpresa del Godello della Valdeorras - membro meno conosciuto del vigneto galiziano – in cui la mineralità, dono dall’ardesia di cui si compone il terreno su cui cresce, sovrasta la freschezza accompagnata da un lungo ricordo di mela verde; alla Treixadura del Ribeiro, più aggraziata nei profumi che alterna tocchi glicerici ad un tipico finale ammandorlato. Autoctoni, moderni, di beva snella, di gran carattere e personalità, l’assaggio dei vini bianchi della Galizia mostra colmando i sensi il significato di quel lleno che aveva attirato l’attenzione.