Wine Experience
Dalla redazione
lunedì 19 luglio 2021

L'incognita dell'età

La degustazione dei vecchi millesimi riserva sempre sorprese. A volte l’aspettativa supera il risultato, per fortuna non sempre!

Stefano Cipolato


Acquistare oppure ordinare al ristorante una bottiglia di vino importante, un vecchio millesimo, può suscitare qualche dubbio. “Sarà stata conservata bene?” oppure “Speriamo sia stata una grande annata”, ma credo che il punto principale sia soprattutto quello di non trovarci poi alla fine dinanzi ad un vino ricco soprattutto di terziari con poco o pochissimo frutto, e alla fine buono sì, curioso pure, ma ne valeva la pena?  La bottiglia, coperta, non dava indicazioni; so per certo che era un vino che non avevo mai degustato prima. Negli occhi dei miei due ospiti, attenti ed esperti sommelier, c’era curiosità, suspance e silenzio. 

Alla cieca bisogna saper ascoltare, è il vino a parlare.  La tenuta del colore era perfetta. Ancora rubino. La tendenza al granato non inficiava per nulla la vivacità. Il movimento nel bicchiere evidenziava consistenze da Grand Cru "Ha almeno 10 anni" afferma uno di noi. La finezza, la pulizia dei profumi e la loro freschezza ci invitano a degustarlo. Silenzio.

In bocca sfodera performance da fuori classe. Alcool ben dosato. Palato morbido ma senza far le fusa. Tannini sferici, maturi. La scia sapida minerale, l’agrumata freschezza e la lunghissima persistenza gustativa regalano una beva sorprendente e un grandissimo equilibrio. Anche il petto d'anatra, con la riduzione al Porto Vintage, sembra approvare, trovandosi perfettamente a suo agio, sciorinando un abbinamento didatticamente perfetto.

Uno di noi dice Piemonte, poi Friuli e lì restiamo. Anche se la premessa era un vino mai degustato prima, il più bravo di noi azzarda: "Schioppettino", e difatti si avvicina. La curiosità ormai vince la nostra voglia di proseguire “A l’aveugle”, e così con grande meraviglia scopriamo che, nello stesso anno in cui ci lasciava la “First lady della musica” Mrs. Ella Fitgerald, e in cui veniva rieletto per il secondo mandato il Presidente Bill Clinton, nei Colli Orientali del  Friuli a Ronchi di Cialla veniva prodotto questo Cialla Rosso 1996 da un blend di uve schioppettino e refosco. Certo, in questo specifico caso, in 25 anni non solo il vino si è conservato bene, ma il tempo lo ha impreziosito conferendogli austerità, eleganza e regalandoci emozioni uniche. Non sempre è così…ma quando succede!

La sottozona Cialla è regolamentata dal disciplinare della Doc Colli Orientali del Friuli. Attualmente possiamo definirla “Monopole”, essendo Ronchi di Cialla la sola azienda presente in questa micro-area.

Il Cialla Rosso 1996 è stato una delle ultime annate di questo vino prodotte dall’Az. Ag. Ronchi di Cialla.

L’idea di produrre il Cialla Rosso era non solo quella di produrre un vino di sintesi della Sottozona Cialla, ma anche quella di ridare voce a quelli che erano antichi scritti, dove nel parlar di vino, spesso veniva nominato “il rosso di Cialla”. La presenza preponderante in zona delle due varietà, schioppettino e refosco, non poteva altro che essere il blend di composizione di questo vino.

All’inizio degli anni 2000 la produzione del Cialla Rosso è stata interrotta dando preferenza alla produzione vini monovarietali. Arrivando ai nostri giorni, proprio dall’annata 2020 è stata ripristinata la produzione di questo vino per mantenere viva comunque una Doc esistente e regolamentata, ma soprattutto grazie alla grandissima selezione delle uve, l’idea di proporre un prodotto di altissimo profilo e di sintesi di questo vocatissimo territorio.

Un ringraziamento particolare a Dina, Ivan e Pierpaolo Rapuzzi per aver messo a disposizione una delle loro preziose riserve e aver dato la possibilità della stesura di questo articolo.

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